CAPOLAVORO 3

9 maggio 2022

ore 20-22, Jimmie Durham, Pallas Athena, 2008
ore 21, Introduzione di Maria Thereza Alves e lettura di testi di Jimmie Durham con Daniele Timpano (traduzione di Sacha Piersanti)

Nel lavoro di Durham le idee vengono stimolate attraverso la giustapposizione di materiali in costante mutazione. Così nascono assemblaggi ed installazioni che mirano al superamento dell’effetto puramente visivo creando uno spazio concettuale che provoca il continuo slittamento dei significati, come accade in Pallas Athena. L’artista esplora le relazioni tra forma e concetto. Nel suo lavoro le parole hanno la capacità di evocare alla memoria immagini che trasmettono idee.

Jimmie Durham, Pallas Athena, 2008
Tecnica mista
Ca. 245 x 145 x 90 cm

PALLAS ATHENA

di MARIA THEREZA ALVES 

Questa sera sarà presentata la scultura Pallas Athena di Jimmie Durham, ci saranno alcune poesie selezionate da tre Libri di poesie di Jimmie: Columbus Day, Poems that Do not go Together and Particle/Word Theory e ci sarà il suo video The pursuit of Happiness (la Ricerca della Felicità) realizzato a Roma con il supporto di Zerinthya che vorrei ringraziare.
Jimmie Durham era un artista, poeta e attivista e amava cantare. Negli Anni ‘60 faceva parte del Movimento Americano dei Diritti Civili. Negli anni Settanta era membro del American Indian Movement e poi fondatore e direttore del Trattato Internazionale degli Indios.
La relazione tra storia e ambiente, architettura e monumentalità, come anche un atteggiamento critico verso le strutture politiche del potere e verso la narrazione di identità nazionale, sono spesso al centro del suo lavoro artistico e letterario.
Jimmie aveva un profondo amore e grande gioia e rispetto per il materiale.
Riguardo all’idea di un fare arte puramente concettuale Jimmie precisava che se l’opera d’arte è solamente fatta di parole pronunciate – i materiali sono “la laringe umana, la lingua e i movimenti d’aria (diossido carbonico, nitrogeno, ossigeno e altri gas) e le orecchie. E se fosse semplicemente un testo concettuale scritto sulla parete, i materiali presenti sarebbero: “pietra, cemento, gesso, inchiostro a base di carbone”.

Sul suo tavolo di lavoro prima che ci lasciasse c’erano: tanti differenti vetri rotti ed altri scarti di Murano
Vetro bicolore
Mini cacciaviti, coltelli da intaglio
Nastri di stoffa, nastri adesivi e sulfurio
Alcune pietre tra cui una data da Jone, un amico, a forma di tartaruga o serpente e un’altra che gli aveva dato Alberto con una conchiglia fossile all’interno.
Nocche di ferro
Due nastri in cassetta
Alcuni materiali elettrici che aveva salvato per un uso futuro
Un CD che sarebbe diventato una collana
Semi di un Sucupira, un albero brasiliano – quando i semi sono frantumati si mettono in acqua per 10 giorni e si ottiene un tè efficace contro l’artrosi.
Un binoculare che gli aveva dato Pietro e che aveva messo da parte per pulirlo.
Una foglia di agave che io gli avevo portato come regalo dalla campagna vicino a Napoli
Perline d’oro
Una carta di credito di Diana Marrona della rivista Slow Words
Qualche monetina proveniente dai vari viaggi
Occhi di vetro di animali
Un coltellino tascabile
Un guscio di tartaruga
Un osso di una mucca
Un sacchetto di semi
E un pezzo di legno d’ulivo.

Per Jimmie non c’era nessuna gerarchia tra i materiali. Poteva lavorare con legno, con vetri rotti, con oro o plastica e nel corso della lavorazione dei materiali si faceva guidare da essi nella realizzazione del lavoro.
Nel suo saggio Material, Jimmie parla di legno, un materiale che quando era un ragazzino suo padre gli aveva insegnato a intagliare. La parola inglese “tree” (albero) – come ci fa notare Jimmie- è un legno specifico, la quercia. È un prototipo nella mente degli Europei per i quali solo la quercia è un vero albero. Infatti precisa che Zeus, prima di essere stato antropomorfizzato dai greci, appariva attraverso una quercia. Era una Quercia. E Venere era l’Edera che si arrampicava lungo il tronco, Cupido Mistletoe e Pallas Athena erano i gufi che vivevano nei rami.

Quali sono gli elementi di Pallas Athena:
Una maschera
Un tubo di pvc
Tubi di metallo e fil di ferro e
Specchietti e una camera di sorveglianza fatta in casa
Pvc
Una spilla per vestiti e un ferro di cavallo e una scatoletta messicana
Un pezzo di quercia da una sedia e rametti e ramoscelli
Una targa di macchina
Legno e stoffa e una base con rotelle ecc.

Mentre lavorava – qualunque cosa facesse – Jimmie amava le interruzioni. Come spiegava: “non come una definizione dell’identità, ma come la parte buona dell’identità. Voglio pensare alla mia propria identità – e all’identità in generale – come qualcosa che dipende completamente dalla contingenza dei rapporti. Quando cerco di fare arte, non voglio stare in uno studio e pensare a un’opera di arte da fare, voglio stare con un gruppo di persone e non sapere che cosa faccio. Voglio un discorso, non una invenzione”.
Anche nelle relazioni per Jimmie non esistevano le gerarchie. Una volta nel suo studio berlinese nel Gruenewald era venuto Ulrich Obrist per intervistare Jimmie. Poco prima Jimmie aveva notato che c’erano tre diverse comunità di topi locali vicino al nostro tavolo da pranzo all’esterno – il topo locale era di color cioccolato con una striscia scura al centro. Due comunità avevano accesso all’acqua, una vicino a uno stagno, l’altra arrivava a una fontanella che avevamo creata da una pietra trovata in giro. La terza comunità non aveva un accesso facile all’acqua. Il giorno prima Jimmie aveva messo il coperchio rovesciato di una pentola sul suolo vicino alla terza comunità di topi e l’aveva riempito di acqua. Durante l’intervista un topo arrivò alla nuova piscinetta e Jimmie realizzò che il bordo del coperchio era troppo alto per il topo e quindi non abbastanza confortevole. Interruppe l’intervista, andò al suo studio e ritornò con un pezzo di legno adatto a fare una rampa in modo che il topo potesse arrampicarsi, andare nella piscinetta e fare una nuotatina. Solo in seguito riprese l’intervista. Eravamo tutti divertiti di questa interruzione – l’intervista ora poteva includere non solamente noi, ma tutti gli esseri viventi intorno a noi.
Grazie.

GALLERIA

POESIE DI JIMMIE DURHAM, 2006-2016

Traduzione del poeta Sacha Piersanti, 2022

IN THE CITY OF ROME (NELLA CITTÀ DI ROMA)

In the City of Rome are power stations.
These distribute electric currents
(The ultimate source of which I know not),
By means of copper wire,

To every building in Rome,
Every apartment, to every office
Where administrators scheme and plan.

Fresh water from mountains and lakes
Is brought into the city of Rome
Through steel pipes and is pumped into
Each building, each office and apartment,

By means of steel pipes. Waste
Water is taken away by other pipes,
And every building holds pipes channeling
Rain water from the roof to below the street.

Fresh food and clothing arrive daily
For the sitting administrators, for the men
Manning the pumps, the workers in the power
Stations, and those maintaining channels and streets,
By trucks, trains and aeroplanes.

Is allowed units of monetary currency
And may use them to purchase whatever
Fresh food they desire.

Men and women who are assigned no work
Stand on the streets, their hands held out
In supplication and fearful hungry hope.

Rome, 2009

Nella città di Roma ci sono centrali elettriche.
Queste distribuiscono la corrente
(suprema risorsa che io non conosco)
grazie a fili di rame

a ogni edificio di Roma,
ogni appartamento, ogni ufficio
dove dirigenti tramano e pianificano.

Succhiata via da laghi e da montagne
l’acqua pulita arriva alla città di Roma
in tubi d’acciaio, pompata dentro
ogni edificio, ogni ufficio e appartamento,

grazie a tubi d’acciaio. L’acqua
di scarico viene portata via da altri tubi
e ogni edificio ha tubi che incanalano
l’acqua piovana dal tetto giù fino alla strada.

Arrivano ogni giorno vestiti e cibo fresco
per i dirigenti accomodati, per gli umani
che maneggiano le pompe, gli operai nelle centrali
elettriche, e quelli che si occupano dei canali e delle strade,
coi tir coi treni e con gli aerei.

Ognuno, dirigente impiegato o manovale,
può disporre di denaro
in valuta corrente per qualsiasi
cibo fresco che desiderano.

Uomini e donne che non hanno un lavoro
se ne stanno per la strada a tendere le mani
tremanti tra la supplica e la speranza più affamata.

SONG OF MYSELF (CANTO DI ME)

Many people,
Especially the woman…
A lot of women
Call me Dr. Jimmie.

References can be easily provided.
“Let Jimmie take over”
I’ve heard that on the radio!

Muhammad Ali said he was so tough
He wounded a stone.
He made a brick sick,
He said.

Not me; I fix ‘em up.
Most good singers are named
Jimmie: Jimmie Cliff, Jimmie Reed, Jimmie Baldwin,
Jimmie Rodgers, Jimmie Hendrix.

Me too, I sing. Dance. Move.

Rome, 2009

Molta gente,
soprattutto le donne –
un sacco di donne
mi chiamano Doctor Jimmie.

Le citazioni si sprecano.
“Let Jimmie Take Over”1
l’ho sentito alla radio!

Muhammad Ali era così forte
da ferire una pietra, diceva.
Da spaccare, diceva,
la faccia a una roccia.

Non io; io l’aggiusto.
I cantanti migliori si chiamano
per lo più Jimmie: Jimmie Cliff, Jimmie Reed, Jimmie Baldwin,
Jimmie Rodgers, Jimmie Hendrix.

Io pure canto. Ballo. Mi muovo.

1. Da Fire, The Jimi Hendrix Experience, 1967.

LONG BEFORE SOUTH DAKOTA (MOLTO PRIMA DEL SUD DAKOTA)

(Or North Dakota. Long before the people called
Dakota, Lakota and Nakota had moved out onto the
Central plains of North America.)
I am writing this poem in Rome a long time ago.
I believe the year must’ve been called 3047 AD,
But I am/was dreaming of a time not yet named.

No South Dakota. Prairie grasses rivers buffalo
No discouraging words.

Well, I only started this poem because
Because I bought a book by Alan Ginsburg.

He loved Walt Whitman! Why didn’t he love
Me instead? I mean, why not love
Sitting Bull, Tatanka Yotanka, instead?

Walt Whitman hated all my family
But I love Jewish history
As my own, there’s nothing

Wrong with us.

I want to go back.
I want to go home.
I want to go back home.

I would’ve remembered it so well!
The quickest stiped grass snakes
And striped ground squirrels almost like snakes.

Giant red and black grasshoppers which,
Mich much later, when the Lakota, Dakota
And Nakota had been, ever earlier, been
So unnecessarily defeated, caused such

Unnecessary damage and, I guess,
A kind of heartache to the European farmers.
They didn’t know that grasshoppers are good to eat.

The antelope play all day!

Now! Now! Here we are
Five thousand, no seven thousand years ago in
North America.
The antelope, aaiee! Look how they play!

Long before anyone ever thought of
Such an unnecessary division as South Dakota.

Dear Alan Ginsburg, I hope your spirit
In the North America wind,
Even in the Chicago winter wind

They call the hawk because
Of its decisive sharpness

I hope your spirit
Finds no rest.

And now, so far in the future
That no one will recognize
Any of my jokes,

Rome 2006

(O del Nord Dakota. Molto prima che lo chiamassero
Dakota, Lakota e Nakota si erano spostati verso le
Pianure Centrali del Nord America).
A Roma, sto scrivendo questa poesia da molto tempo.
Mi pare l’anno l’avessero chiamato 3047 d.C.,
ma io sto/stavo sognando un tempo ancora senza nome.

Basta! Sud Dakota. Erbe praterie bufali ruscelli
basta parole deprimenti.

Bene, ho cominciato questa poesia solo perché
perché ho comprato un libro di Alan Ginsburg.

Amava Walt Whitman! Ma perché non amava
me, invece? Cioè, perché non amare
Toro Seduto, Tatanka Yotanka, invece?

Whitman odiava tutta la mia famiglia
ma io amo la storia degli ebrei
come fosse la mia – in noi

non c’è niente di sbagliato.

Voglio tornare.
Voglio tornare a casa.
Voglio tornare a casa mia.

Me ne sarei ricordato eccome!
Le più svelte serpi d’erba a strisce
e scoiattoli e marmotte striati come bisce.

Le enormi cavallette rosse e nere che,
molto molto dopo, quando Lakota, Dakota
e Nakota erano stati, prima sempre prima, stati
così inutilmente massacrati, provocarono certi

inutili disastri e, credo,
una specie d’angoscia ai contadini europei.
Non sapevano che le cavallette sono buone da mangiare.

Le antilopi giocano tutto il giorno!

Ora! Ora! Eccoci qua,
cinquemila, no settemila anni fa in
Nord America.
Le antilopi, aaiee! Guarda come giocano!

Molto prima che qualcuno si mettesse
a pensare a questa inutile spaccatura in Sud Dakota.

Caro Alan Ginsburg, spero che il tuo spirito
nel vento nordamericano,
sia pure il freddo vento di Chicago

che chiamano falco per il suo
inesorabile tagliare,

spero che il tuo spirito
non trovi pace mai.

Ma ora è tutto in un futuro
talmente lontano che nessuno
capirà queste mie battute,

BYZANTINUM (BISANZIO)

Were I to have died
I will have been dressed
In cotton garments.

Cloth of the finest pima texture
Printed with small patterns
Of varicoloured flowers,

With smoke and oil
Of cedar, pine and sage,
Brazilian rose-wood:

My poor body will
Have been placed in
A golden coffin

Which will have been
Placed atop a tower
Of royal porphyry

Carved and designed by
Myself, with many able
Assistants loyally in attendance.

Rio de Janeiro, 2010

Fosse toccato a me morire
mi sarei fatto vestire
con drappi di cotone.

Tessuto di primissima qualità
stampato a piccoli motivi
di fiori variopinti,

con fumo e olio
di cedro, pino e salvia
e palissandro brasiliano:

il mio povero corpo sarebbe
stato messo dentro
una bara d’oro

che sarebbe stata messa
in cima ad una torre
di porfido regale

scolpita e disegnata da
me, alla presenza
fedele di tanti abili assistenti.

WHEN I AWOKE I WAS MISTAKEN (MA AL RISVEGLIO, MI SBAGLIAVO)

When Jimmy Day was governor of Louisiana
(My mother was young)
He wrote the song “You are my Sunshine”

(“Please don’t take my sunshine away”)
Today I heard it in the supermarket
Here in Rome. (So far from home.)

They had set it to some hip hop beat.
Moronic sound, but the lettuce guy
Was moving and jiving.

But they left out the last line,
“When I awoke, dear, I was mistaken,
So I hung my head and cried”.

Quando Jimmy Day era governatore della Louisiana
(mia madre era giovane)
scrisse la canzone “You are my Sunshine”. [“Sei tu il mio raggio di sole”]

(“Please don’t take my sunshine away”) [(“Ti prego, non portarmelo via, il mio raggio di sole”)]
L’ho sentita oggi al supermercato,
qui a Roma. (Così lontano da casa).

L’avevano riarrangiata su base rappata.
Musica idiota, ma il tizio della lattuga
ballava scatenato.

Ma si sono dimenticati l’ultimo verso:
“When I awoke, dear, I was mistaken,
so I hung my head and cried”.[“Ma al risveglio, cara, mi sbagliavo,
così, con la testa tra le mani, ho pianto disperato”]

HE WILL NOT HAVE BEEN ENOUGH (NON SARÀ STATO ABBASTANZA)

Hello animals of north America.
Hello coyote, pumas, chipmunks.
There is nothing I can have done.
I will have been unable
To block the animated cartoons.

Hello dead friends everywhere.
Hello almost forgotten, gone friends.
Will you have been willing
To smile again at my memory?
My words will not have kept you.

Good bye enemies! Hale and hearty!
Strong, willing cheerful, full
Of stamina enemies!
I have no sticks nor stones;
My words will never harm your bones.

(O stones and rough sticks! Fix me up!
I’m sorry to have brought you into this!)

Salve, animali del Nord America.
Salve, coyote, tamia, puma.
Non c’è niente che potessi fare.
Non sarò stato capace
a fermare i cartoni animati.

Salve, amici morti ovunque.
Salve, amici semi-dimenticati, perduti.
Avrete ancora avuto voglia
di ricordarmi ancora col sorriso?
Le mie parole non vi avranno trattenuti.

Addio, nemici! Sani e salvi!
Nemici forti, sempre sorridenti, pimpanti
di vigore e di energia!
Non ho bastone e non ho sasso;
le mie parole non vi spezzeranno un osso.

(Oh, sassi e spessi ruvidi bastoni! Sistematemi voi!
Mi dispiace avervi messi in mezzo!)

ONE OF THE WORST THINGS THAT EVER HAPPENED TO ME (UNA DELLE COSE PIÙ BRUTTE CHE MI SIANO MAI CAPITATE)

‘Recently’ is almost the only time,
When you’re alone.
Memory and expectation are paltry.

We sit, that is, either we who are alone,
Or just my shadow, my silly echo
And me,

Attempting ourselves out of this intolerable
Present into less than memory.

One of the worst things that ever
Happened to me
Happened recently:

At suppertime tonight, as
A matter of fact:
As I write tonight it is the end of march;

So sunny and warm! The sun so warm
As I walked alone shopping today!
That it is incomprehensible,

One cannot comprehend why one bought
Broccoli for supper.
Winter smell, winter taste.

Berlin, 2005

“Di recente” sembra sia l’unico tempo,
quando sei solo.
Ricordi e aspettative non valgono nulla.

Ci sediamo, cioè, o noi che siamo soli
o solo la mia ombra, la mia stupida eco
e io,

alla ricerca di una via d’uscita
da questo insostenibile presente,
in qualche dove che non sia ricordo ancora1.

Una delle cose più brutte che mi siano
mai capitate
m’è capitata di recente:

stasera a cena, come
un dato di fatto:
mentre scrivo stasera è la fine di marzo;

fa caldo e ci sta il sole! Così caldo il sole,
oggi che camminavo da solo a far la spesa!
Questo sì che è inconcepibile,

uno non può concepire perché uno compri
broccoli per cena.
Odore d’inverno, gusto d’inverno.

1. La folgorante immediatezza dell’inglese “less than memory” avrebbe significato sciatta oscurità in italiano (“in meno di [un] ricordo”). Ho preferito, perciò, aprire leggermente l’immagine, allungando di un verso (ma mantenendo la ritmica), cosicché la strofa italiana rendesse giustizia al lirismo di Jimmie Durham.

VORREIVIVER

Vorreiviversuglifioresta.
BoschideiFrassino, Biancospino,
Tiglio dolce sogno, cilegio.

Vorrei mi casa sugliboschiolmo,
Eleagno, Lauro. Vorrei micamara de letto
SugliLeccio, SorboGelsoPero.

Vorreiunafioresta in my cucina.
La Donna Olivo, Acero Acacia.

Vorreiboschifiorastale in my casa,
Olivodellastrega.
Uno deipiuvecchio in Europa,

Cronometrista of our times.
Il monumentale
Castagno dei cento cavalli.

Faggio, Pioppo, RovereSalice,
VorreiQuerciaBetula between
The walls. Pino

Jimmie Durham, May, 2016, Napoli

SOLID GROUND, 2019, NO MAN’S LAND*
“I fiori stimano le pietre.
Le pietre amano i fiori.
No matter where leave my heart
It finds me in the morning”.

* Omaggio poetico di Jimmie Durham per l’apertura di No Man’s Land Foundation (www.nomanslandfoundation.org)

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Jimmie Durham – Domestic Glass Meets Wild Glass

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Curatela e Crediti

Zerynthia, Associazione per l’Arte Contemporanea, è una ODV (organizzazione di volontariato), con sede operativa a Roma e sede sociale a Paliano,...