Studio for Research on the Art of Acting, Slovenia

Tomi Janežič

Intendo il concetto di community come un originale strumento di sopravvivenza. Secondo il mio punto di vista è strettamente connesso a virtù cardinali – non ancora categoria morale, ma antica strategia di sopravvivenza. La prudenza, il coraggio, la temperanza, la giustizia hanno tutti a che fare con la capacità di stabilire un rapporto diverso con un impulso spontaneo. Non è una coincidenza che Platone ne parli ne La Repubblica a proposito del carattere di una buona città e che Cicerone scriva: “Una vera virtù non può mai essere in competizione con un vantaggio privato. Perciò niente dovrebbe essere considerato utile o di profitto che non sia veramente virtuoso, né ci dovrebbe essere separazione fra virtù e profitto”.
La comunità si fonda su alcune virtù civiche. Tutte le virtù consistono nel tenere conto di qualcosa di più grande valore del dar corso a un impulso. Le basi fondamentali delle società, dall’inizio della presenza dell’uomo, hanno a che fare con la capacità di controllare le pulsioni istintive. In quest’ottica vennero stabilite le regole e i tabù, come un mezzo per aiutare l’individuo e la collettività nella sfida creativa più importante, fondamento per tutte le altre azioni creative che hanno a che fare con il rapporto con la realtà, con la possibilità di trasformare la realtà, il presente.
Il senso/la pienezza viene da fuori. La conoscenza di se stesso viene dal di fuori. Non possiamo conoscerci se non c’è un Altro. Ci relazioniamo. Siamo moltitudine. Il nostro senso di essere singolare è un potenziale punto cieco. Paradossalmente possiamo scoprire noi stessi ed essere sinceri con noi stessi solamente attraverso gli altri, possiamo diventare autonomi solo attraverso gli altri. La sfida è come possiamo non perderci nel conformismo. Dipende dalla qualità/maturità di un gruppo/comunità.
Confini e accordi chiari danno sicurezza. Confini sono i confini del gioco/finzione/ extra/ ordinario. Per quanto ordinari possono sembrare i gruppi, sono – o possono essere extra-ordinari, possono essere un salto fuori dalla vita, uno spazio di allenamento/simulazione/gioco per la vita. Citando Otto Rank: “Tutto ciò che è consolatorio nella vita, terapeutico, in senso lato, può solo essere illusorio.” In questo senso un gruppo/comunità di qualtà è “illusorio” ed è consapevole di creare questa dimensione extra/ ordinaria. Non c’è niente di male nella parola illusorio, come la usa Rank. Abbiamo bisogno come esseri umani – dall’inizio della nostra specie – di creare continuamente illusioni. L’unico modo per non rimanere bloccati in silenzio con la bocca aperta a confrontare il mondo con la domanda “Perché?” – come i bambini, mentre il loro mondo si frantuma con i nomi delle cose- è di inventare storie. Le storie/illusioni sono un modo nuovo di collegare cose separate che creano un valore, un effetto benefico. Una comunità di qualità crea un’illusione cosciente che ha le sue conseguenze benefiche nella dimensione ordinaria.
È nello svelare le nostre vulnerabilità e impotenza che creiamo rapporti che hanno valore. Quindi è il gruppo/comunità (come lo intendo io e potrebbe sembrare un paradosso) non è solo uno strumento per relazionarsi con altri, ma anche uno strumento per la conoscenza e l’accettazione di noi stessi, l’autonomia, e non ultimo, per dare uno scopo nella vita.
Non possiamo concepire la sicurezza e la protezione, o l’appartenenza sociale, e neanche la stima di sé, il rispetto di sé, la fiducia in sé o l’indipendenza o la libertà senza l’Altro. È nel dare sé stesso a qualcosa oltre noi stessi che l’uomo può trovare quello che definiamo valore.
Data questa premessa, considero il centro creativo Krušče come un luogo per poter esplorare la propria creatività attraverso un’esperienza di gruppo di qualità. Krušče è una piattaforma che unisce processi che solitamente sono separati: il bisogno di esplorare, ricercare e mettere in discussione i limiti; il bisogno di imparare, crescere, e sperimentare il nuovo; il bisogno di creare, rischiare, comporre il nuovo che si basa sul conosciuto, l’esigenza di fare questo in una situazione extra -ordinario, vale a dire in un ritiro, in un luogo sicuro (dove puoi fallire senza essere punito per questo) che uno sente come una casa creativa.

Tomi Janežič si è laureato in regia teatrale all’Accademia di Teatro, Radio, Film e Televisione a Ljubljana, e dopo ha continuato gli studi in Slovenia e all’estero, particolarmente nel campo delle tecniche di recitazione e psicodramma. Janežič è anche uno psicoterapeuta diplomato in psicodramma ed effettua ricerche nel campo dell’Analisi di Gruppo.

Studio for Research on the Art of Acting diretto da Tomi Janežič dal 1996, funziona come un istituto per attività culturali che si dedica alla ricerca artistica e didattica oltre che ad attività residenziali nel campo del teatro. Lo studio tiene la maggior parte delle sue attività al workcenter di Krušče, un piccolo villaggio vicino a Cerknica in Slovenia.
https://www.facebook.com/KrusceWorkcenter/

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