Gender Variant

Porpora Marcasciano (MIT - Movimento Identità Trans)

Tralasciando il caleidoscopico significato dell’identità, nel presente manifesto proviamo a concentrarci sull’identità di genere, ricercando il suo senso e significato compresi tutti i suoi riflessi sulla cultura e sull’individuo. L’esperienza transessuale o transgender come paradigma ci può aiutare a comprenderne il senso.

Normalmente si è propensi ad assegnare il genere di una persona alla sua nascita e più esattamente ai suoi caratteri genitali, per cui se si nasce con un pene, automaticamente si è uomini, se si nasce con una vagina automaticamente si è donne. Nel caso delle persone trans l’identità di genere non è corrispondente al sesso di nascita. Il sesso infatti si riferisce alle caratteristiche fisiche che ci descrivono con una M o una F mentre il genere si riferisce, o scaturisce, dalla percezione che una persona ha di sé.

Come sostiene nei suoi testi Robert Stoller, psichiatra e famoso studioso del fenomeno, l’identità di genere è il senso di appartenenza di una persona a un genere con il quale essa si identifica (cioè, se si percepisce uomo, donna, o in qualcosa di diverso da queste due polarità).

L’identità di genere non deriva necessariamente da quella biologica della persona e non riguarda l’orientamento sessuale.

L’identità di genere può essere correlata al sesso assegnato alla nascita o può differire da esso.

Tutte le società hanno una serie di categorie di genere che possono servire come base per la formazione dell’identità sociale di una persona in relazione agli altri membri della società .

I fattori biologici che possono influenzare l’identità di genere includono i livelli ormonali sia in fase prenatale che successivamente, e la loro regolazione da un punto di vista genetico

I fattori sociali che possono influenzare l’identità di genere includono le informazioni relative al genere portate da famiglia, mass media e le altre istituzioni.

Non si è definita con precisione l’età entro la quale l’identità di genere sia definitivamente formata e risulta molto variabile anche l’età in cui potrebbero sorgere eventuali disagi legati all’identità di genere.

L’esperienza trans è stata negata e rimossa storicamente, incasellata tra le perversioni e le patologie mentali, è stata repressa, relegata a manicomi o carceri. Le conseguenze di tale negazione sono state tante e tragiche, ma la più pericolosa resta la mancanza di una giusta e corretta conoscenza di essa.

La Transessualità non ha avuto una costruzione di senso propria.

Attraversata da stereotipi e luoghi comuni.

Tra folklore e scandalismo, collocata nel limbo dello spettacolo, circoscritta alla prostituzione. Relegata negli studi di psichiatri, criminologi e chirurghi.

Assediata da un pregiudizio antico, comunque fuori e lontano dalla vita reale.

All’inizio della sua visibilità essa non aveva neanche le parole per dire o per dirsi. Termini quali Transessuale o Transgender sono comparsi solo negli ultimi decenni, periodo storico in cui oltre all’entrata dell’esperienza nell’orizzonte della storia si è riusciti a comporre un vocabolario che rappresenta una possibile scatola degli attrezzi cui attingere per ricostruire percorsi, significati e significanti.

La nascita del concetto di identità di genere trans, con tutte le sue declinazioni, va ricercata nel “transito” che parte dalla negazione per arrivare alla visibilità attraverso un grande percorso di liberazione.

La parola “identità trans” potrebbe essere sostituita tranquillamente da una più corretta “varianza di genere” che meglio, e sicuramente più creativamente, descrive l’infinità di colori di un’esperienza umana significativa.

Le stime quasi ufficiali parlano di una comunità trans in Italia di circa cinquecentomila soggetti che non possono e, probabilmente, non vogliono veder catalogata la propria vita all’interno angusto del binarismo “maschio-femmina”, perché su quel filo teso tra il femminile e il maschile difficilmente si riesce a stare in equilibrio. Soprattutto non è quel singolo passaggio da uomo a donna e viceversa che rappresenta la risposta a un’identità altra, fluida, non binaria che ricerca la libertà di essere e di esprimersi. Si dice diritto alla felicità.

L’identità forte, categorica e perentoria che seleziona, divide ed esclude si può sostituire con Gender variant, favoloso paradigma delle differenze

Questa nostra Terra non è divisa in maniera netta tra caldo o freddo, foresta o deserto, oceano e terra, metropoli o campagna, Europa o Africa, bianco o nero, uomo o donna.

Tale visione la lasciamo ai sovranisti, politici o di genere, che guardano solo il centro.

Noi preferiamo vederla dalle frontiere che permettono di cogliere le sfumature, una visione ampia, aperta, curiosa e riconoscente.

Porpora Marcasciano è una figura storica del transfemminismo italiano e autentica voce libera della collettività LGBTI+. Attualmente, è Presidente onoraria del MIT (Movimento di Identità Trans) dopo esserne stata a capo dal 2010 al 2017.
Il suo impegno nell’attivismo è andato sempre di pari passo con quello culturale.
Anzi l’uno ha vicendevolmente sostanziato l’altro.
Porpora Marcasciano ha pubblicato Tra le rose e le viole – La storia e le storie di transessuali e travestiti (Manifestolibri, 2002); Favolose narranti. Storie di transessuali (Manifestolibri, 2008), Antologaia – Vivere sognando e non sognare di vivere: i miei anni Settanta (Alegre, 2015) e L’aurora delle Trans cattive –Storie, sguardi e vissuti della mia generazione (Alegre, 2018).
Ha partecipato con contributi a svariate altre pubblicazioni, tra cui: Porneia. Voci e sguardi sulle prostituzioni (Il Poligrafo, 2003); Altri femminismi. Corpi culture lavoro (Manifestolibri, 2006); Oltre le monocolture del genere (Mimesis, 2006); Gay. La guida italiana in 150 voci (Mondadori, 2006); Transessualità e scienze sociali (Liguori, 2008). L’amore ai tempi dello tsunami (Ombre corte 2014); Esquimesi in Amazzonia (Mimesis, 2014); Infiniti amori (Ediesse, 2014). Ha curato insieme ad altri Elementi di critica trans.

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